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Ricerca e Sviluppo per il settore siderurgico tra sostenibilità, nuovi materiali e Industry 4.0

02/12/2022 

 

Il Centro Ricerca e Sviluppo di 2.000 m2 posto a pochi metri dall’ingresso dello stabilimento di Taranto “è il cuore pulsante dell’innovazione del Gruppo e un punto di riferimento per tutta la filiera siderurgica italiana” sottolinea l’ing. Adolfo Buffo, Direttore Qualità e Innovazione di Acciaierie d’Italia: “Qui i nostri ingegneri studiano le tecnologie che rivoluzioneranno il nostro settore, dal punto di vista di processi, materiali e sostenibilità”.

 

 

Sono 30 i ricercatori che lavorano nel Centro Ricerca e Sviluppo di Acciaierie d’Italia, a contatto con le esigenze dello stabilimento e inseriti in una rete di collaborazione di alto profilo a livello italiano e internazionale. Un ruolo cruciale che ha richiesto la costruzione di uno spazio capace di ospitare tecnologie, strumenti e dispositivi all’avanguardia.

Come ci racconta Luigi Langellotto, R&D Technical Manager e responsabile delle attività del Centro, “il nuovo edificio di Ricerca e Sviluppo ci permette di essere un centro di eccellenza all'interno della ricerca applicata e della ricerca corporate. La principale mission che ci è stata affidata è di contribuire alla transizione ecologica dei processi siderurgici, ma siamo impegnati in tutti i campi di studio centrali per il settore”, sottolinea Langellotto. “Per raggiungere questi obiettivi possiamo contare su un laboratorio materiali e un laboratorio chimico, dotati della strumentazione necessaria per condurre analisi su tutte le fasi del ciclo siderurgico, dalle materie prime in ingresso ai sottoprodotti fino ai materiali di scarto”.

La dimensione della sostenibilità pervade tutte attività del Centro: “Innovazione e ricerca e sviluppo sono i motori per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che Acciaierie d’Italia si è prefissata, attraverso progetti di respiro internazionale basati su tecnologie all'avanguardia, come quelli che abbiamo installato a Taranto e negli altri siti del gruppo. Basti pensare alle coperture dei parchi minerari, alle iniziative nel trattamento acque - di processo e meteoriche - e ai filtri Meros, che sono la migliore tecnologia disponibile al momento per ridurre le emissioni dei cicli siderurgici” sottolinea l’ing. Rosella Attrotto. “Quello che vogliamo fare è cambiare completamente il modo di produrre l'acciaio per renderlo più sostenibile e vicino al territorio, rafforzando la circolarità dei nostri cicli produttivi e minimizzando il consumo di risorse naturali”.

Abbiamo in corso diversi progetti promettenti a sostegno dell’ambientalizzazione della produzione di acciaio”, approfondisce l’ing. Paolo Miceli. “In particolare quelli che si concentrano sulla possibilità di utilizzare l'idrogeno nei cicli siderurgici in sostituzione del carbone. Un risultato che, se da una parte ridurrebbe l’impatto della sua combustione, priverebbe il processo di un componente essenziale per garantire l'opportuna resistenza ai prodotti, perché il carbone è un ingrediente centrale della chimica dell’acciaio. Si tratta dunque di un progetto complesso e sfidante”.

Ma la sostenibilità di uno stabilimento come quello di Taranto non si lega unicamente al suo aspetto più evidente, vale a dire la riduzione della CO2. “Penso ad esempio al progetto sviluppato con l'acceleratore di imprese Faros” riprende Langellotto, “riguardo l'utilizzo di un materiale alternativo per la cattura dell'olio disperso in soluzione e affiorante nelle nostre vasche di decantazione, per migliorare i cicli di trattamento dell'acqua”.

Una dimostrazione della circolarità dell’industria siderurgica è poi la ricerca che stiamo conducendo sulla valorizzazione dei sottoprodotti siderurgici con i quali, per la prima volta, proveremo a sostituire e compensare la riduzione delle barriere coralline, limitando l’utilizzo di materiali impattanti come cemento e calcestruzzo e l’effetto dell’erosione delle coste” aggiunge Attrotto.

L’ing. Giuseppe Palmisano pone l’attenzione su un altro importante aspetto dell’attività del Centro Ricerca e Sviluppo: “Noi abbiamo già uno stabilimento che a livello di impianti produttivi è sicuramente all'avanguardia. Ma possiamo migliorare per quanto riguarda alcuni aspetti dell'industria 4.0, applicando l'intelligenza artificiale al controllo dei processi e sensorizzando gli impianti per raccogliere informazioni che, analizzate attraverso strumenti di valutazione dei big data, ci permetteranno di prendere decisioni strategiche sempre più informate. Grazie a questa collaborazione tra risorse umane e tecnologiche possiamo ottimizzare i processi di tutta l'acciaieria”.

Attualmente siamo impegnati nella creazione di un ‘digital twin’ degli impianti dello stabilimento” interviene l’ing. Vincenzo Tortorelli, “questa replica virtuale delle risorse che abbiamo a disposizione ci permette di valutare ogni aspetto del loro funzionamento e di eseguire manutenzioni predittive sugli impianti secondo i principi dell’Industry 4.0. Per fare un esempio, nel reparto Zincatura 2, abbiamo installato sensori che ci permetteranno di prevedere la vita utile dei differenti componenti meccanici. In questo modo possiamo al contempo rafforzare le attività di Safety & Security e ottimizzare i processi produttivi e la qualità finale del prodotto”.

Un impegno, quello volto alla ricerca e all’innovazione, che è parte integrante della mission di Acciaierie d’Italia, e che può beneficiare della collaborazione con alcune delle realtà più rilevanti nel campo della ricerca tecnologica. Tra i partner con cui il Centro di Ricerca e Sviluppo e il Gruppo collaborano ci sono RINA-CSM, l'Università degli Studi di Bari, il Politecnico di Bari, il Politecnico di Torino, l'Università Politecnica di Madrid, il Centro di ricerca SWERIM Svedese.

Queste collaborazioni con le università e con i partner internazionali rappresentano un valore aggiunto di grande importanza” sottolinea Rosella Attrotto. “Questi scambi ci permettono uno scambio di know how a livello internazionale, tecnologico, accademico e scientifico, che può senz'altro essere di supporto per lo stabilimento, soprattutto in una fase delicata a livello globale come quella che stiamo vivendo.  I nostri partner ci aiuteranno a capire dove intervenire e in che modo, per rendere ancora più innovativa e più sostenibile la nostra azienda”.

Il Centro R&D dello stabilimento”, conclude l’ing. Buffo “è guidato in piena autonomia scientifica grazie al supporto di ricercatori e di esperti e al contributo dei docenti universitari che collaborano con il Centro sui diversi temi dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale. Questo Centro potrà avere un forte impatto sul territorio e può essere considerato un polo di ricerca avanzato al servizio dello sviluppo del Sud”.

 

 

 

 

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